ABOUT THE BOOK
A giudicare dall’incessante produzione scientifica sul recesso, la rottura unilaterale del contratto pare davvero un tema che non cessa di destare interesse. Il motivo della costante attenzione sull’istituto è intuibile, del resto, considerando la latitudine delle conseguenze che esso produce. La manifestazione unilaterale di volontà, per giunta recettizia, con cui il “ritiro” unilaterale si sostanzia, presuppone una prerogativa soggettiva – quella di “pentirsi” di aver stretto l’accordo – che contraddice la concezione per cui il contratto vincola al reciproco rispetto dei patti, all’aspettativa nelle controprestazioni e al legittimo affidamento sulla loro continuazione, a meno che si decida, di comune accordo, di porvi fine. Della necessità di tale facoltà, tuttavia, non si può dubitare. Il diritto potestativo con cui una delle parti decide di “tornare sui propri passi” risponde infatti a primarie finalità di economia dei rapporti giuridici, e così pure di razionalità del sistema, anche in virtù del principio di giustizia commutativa che innerva le dinamiche contrattuali. Si tratta, insomma, di una facoltà che opera sì drasticamente sugli effetti del contratto, ma che al contempo favorisce la ricomposizione degli interessi negoziali, e per le circostanze più varie. A seconda dei casi, l’estinzione unilaterale fornisce il termine finale a un contratto che ne è privo, o interviene per evitare rapporti sine die. Consente di rimediare a disfunzioni del sinallagma (ad esempio l’inadempimento di una parte) ovvero a sopravvenienze che ne alterino l’originario equilibrio (come l’impossibilità sopravvenuta parziale). Protegge da decisioni affrettate o prese non del tutto consapevolmente, permettendo altresì, in casi specifici, di “abbandonare” il rapporto, a volte con, altre volte senza un corrispettivo per l’esercizio del “ripensamento”.
ABOUT THE AUTHOR
Filippo Rossi è ricercatore di Storia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, ove insegna Storia del diritto medievale e moderno e Storia dei diritti umani. Si è occupato di storia del lavoro, pubblico e privato, nonché di storia del diritto delle obbligazioni, con particolare riferimento allo scioglimento del rapporto contrattuale. Tra le sue pubblicazioni: Il cattivo funzionario nel Regno Lombardo-Veneto (Giuffrè, 2013) e La costruzione giuridica del licenziamento (Giuffrè, 2017). Ha curato il volume "Consenso e dissenso nelle codificazioni europee. Scioglimento e mantenimento del vincolo contrattuale tra storia giuridica, diritto privato e comparazione" (Pisa, 2021).
TABLE OF CONTENT
Introduzione
1. Il “problema” recesso: “rompere” da soli ciò che si è “costruito” insieme2. Da oggi a ieri, da ieri a oggi: le ragioni di una ricostruzione storica del recesso3. Alcune precisazioni sui termini e sui “confini” dell’indagine
Capitolo 1: Principi e formanti dello scioglimento unilaterale nel sistema contrattuale d'Antico Regime
1. Introduzione2. L’eccezionalità del dissenso unilaterale2.1. Il recesso penitenziale e impugnatorio nei contratti innominati2.2. Il recesso penitenziale nei contratti nominati2.3. Il recesso determinativo e liberatorio2.4. I patti risolutori3. Il principio del consenso3.1. Promittendi animus e nuove tipizzazioni (XVI sec.)3.2. Il consenso a prescindere dal tipo (XVI-XVII secc.)3.3. L’abiura del recesso nel nuovo ordine delle relazioni contrattuali (XVII-XVIII secc.)4. Il principio della forza di legge4.1. Corti regie e usus fori (XVI-XVII secc.)4.2. Dissertazioni, trattazioni e consolidazioni (XVII-XVIII secc.)
Capitolo 2: I Codici del primo Ottocento e il "ritiro" unilaterale dal contratto
1. Introduzione2. I recessi nei codici di primo Ottocento2.1. Il blocco austro-tedesco2.1.1. I prodromi: le (pre)codificazioni del tardo Settecento: i “codici” bavarese (1756) e prussiano (1794)2.1.2. Il recesso nel codice civile austriaco (1811)2.1.3. Una via di mezzo tra i blocchi: il codice civile parmense (1820) e il codice civile galiziano (1797)2.2. Il blocco francese2.2.1. Il recesso nei progetti di Cambacérès (1793-1796)2.2.2. Il sistema dei recessi unilaterali nel Code civil (1804)
Capitolo 3: il sistema dei recessi dalla seconda metà del XIX secolo
1. Introduzione2. Una nuova lettura dell’obbligazione (e della forza di legge)2.1. L’impostazione tradizionale: la vis costrittiva dell’obbligazione2.2. L’obbligazione come dominio (limitato) sulla libertà altrui2.3. Prime categorizzazioni del recesso: la dichiarazione unilaterale di disdetta (da Windscheid all’ADHGB)3. Résiliation e congé: il recesso in Francia tra dottrina e giurisprudenza3.1. Recesso da inadempimento vs risoluzione giudiziale3.2. Il recesso nel louage de services4. L’approdo al recesso in Italia4.1. L’estinzione condivisa del contratto nel “sistema” del codice civile unitario4.2. Utilità della controprestazione e recesso unilaterale (Rücktritt): i punti di forza del modello tedesco4.3. Il recesso unilaterale nel discorso giuridico italiano (fine XIX sec.)4.3.1. Recesso unilaterale e rapporto di lavoro4.3.2. Recesso unilaterale e diritto commerciale (non più satellite)4.4. Il primo Novecento e il “laboratorio” dei contratti (recesso vs forza di legge)4.4.1. Usi e abusi delle imprese (dottrina e giurisprudenza alle prese con il recesso)4.4.2. Risoluzione unilaterale e stragiudizialità: i codici della “fase matura” e il recesso4.4.3. Costruzioni dogmatiche e bisogni sociali: il recesso come strumento generale nei rapporti contrattuali (verso il codice civile del 1942)
Conclusioni
1. Il recesso come rimedio generale nel sistema contrattuale (XX sec.)2. Il ruolo del recesso nel sistema contrattuale (XXI sec.)
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