Emilia Musumeci
Emozioni, crimine e giustizia. Un'indagine storico-giuridica fra Otto e Novecento
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Interrogarsi oggi sul rapporto tra crimine ed emozioni vuol dire non solo comprendere qual è il ruolo che ha svolto e continua a svolgere l’emotività dentro e fuori i tribunali ma anche se è possibile adoperare le “vecchie” categorie del diritto penale per fronteggiare le nuove sfide della contemporaneità.
Relegati nell'alveo dell'irrazionale o del patologico emozioni, sentimenti e passioni quali odio, disgusto, onore, vergogna, empatia fino ad alcuni anni addietro sembravano destinati ad essere considerati irrilevanti per il diritto penale, improntato ai valori di stampo illuministico, che hanno totalmente permeato tale disciplina in ogni suo aspetto a partire dalle scelte di politica criminale, dalla valutazione concreta dell'agire criminoso fino alla comminazione della sanzione penale da parte del giudice.
Le nuove scoperte nel campo delle neuroscienze cognitive e della psicologia comportamentale hanno sovvertito l'antica credenza dell'irrazionalità delle emozioni e della loro conseguente ininfluenza per il diritto, assegnando un nuovo e fondamentale ruolo all'emotività nei processi cognitivi e decisionali razionali. Eppure se si volge lo sguardo al passato, mediante un'accurata ricostruzione storico-giuridica di categorie a torto considerate marginali quali la forza irresistibile o di reati marcatamente 'di genere' come l'infanticidio honoris causa, ci si rende conto che emozioni e passioni hanno svolto una funzione sotterranea ma determinante non solo nel diritto positivo ma anche nel teatro del processo penale, specie a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Basti pensare ai fenomeni di contagio emotivo delle folle delinquenti ma soprattutto agli innumerevoli casi di delitti passionali, antesignani dei contemporanei, ma per questo non meno inquietanti, casi di femminicidio che funestano continuamente le cronache quotidiane.
Di fronte al malcelato tentativo di 'naturalizzare le emozioni', studiarne il loro impatto nell'ambito giuridico vuol dire non solo comprendere quanto ha inciso l'emotività dentro i tribunali ma anche tracciare, in maniera inedita, una storia del diritto penale che, come in uno specchio, si riflette nella storia delle emozioni.
Emilia Musumeci, svolge attività di ricerca presso l'Università degli Studi di Teramo, dove collabora con le cattedre di Storia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza. Dal 2011 membro del GERN (Groupe Européen de Recherche sur les Normativités), ha tenuto conferenze e seminari in diversi atenei europei tra cui Oxford, Vienna, Berlino, Lione e Londra. È autore del volume Cesare Lombroso e le neuroscienze: un parricidio mancato. Devianza, libero arbitrio, imputabilità tra antiche chimere ed inediti scenari (FrancoAngeli, 2012) nonché di diversi articoli e saggi pubblicati in riviste e volumi collettanei editi sia in Italia che all'estero.
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